martedì 23 luglio 2013

Per me è meglio il libro, ma vado al cinema lo stesso...

...se non altro per avere una scusa per dirlo, per capire come lo hanno potuto trasformare.
Un libro è pura fantasia. Quando una storia è scritta ci sono tante ragioni per averla messa in quel modo lì. Messa in scena, intendo. La scena però si svolge dentro la testa di ciascuno che legge. Come un copione è una dichiarazione d' intenti un libro è la sua ispirazione. Quello che i fatti suggeriscono di fare o dire per una determinata scena. La realtà a parte la realtà (quella vera). Il cinema tratto dal libro è una specie di “se non capisci ti faccio un disegno”. Io ho capito ma a volte il disegno aiuta. E' una specie di dottore al quale chiedi un secondo parere. Il primo è logicamente il più autorevole e ti sei rivolto a lui per primo perché te lo hanno consigliato persone fidate o hai avuto i tuoi parametri per andare da lui prima di altri. Non è che non ti fidi completamente ma semplicemente vorresti cavartela con meno sbattimenti. 
Ecco il libro è una cura a quel famoso buco. Anche il cinema lo è, in un certo senso, come terapia d'urto. Un libro è omeopatico, ti chiede il suo tempo, per agire e raggiungere illuminazioni che a volte basterebbe lo stesso tempo e una passeggiata in più ogni tanto. Ciononostante vogliamo di più, non ci basta immaginare con l'immaginazione, vogliamo poterlo fare per “davvero”.
Chiamerei pigrizia mentale o semplice risparmio energetico, suona vantaggioso, quella pratica che porta a scoprire il libro e leggerlo avendo visto il film.
Succede allora che non solo si fa meno fatica a seguire la storia conoscendone gli sviluppi, quando questa è rispettata per lo meno.
La chimica di un film e il suo livello di persuasione sono tali che portano a compensare e trovare rimedio alla mancanza di cui sopra anche se non ci crediamo veramente.
Un libro non pretende questo passaggio, anzi deve soprattutto essere plausibile (per prenderti la briga di immaginare devi almeno credere a quello che leggi). Come se invece dell'autostrada l'immaginazione facesse un percorso tortuoso e ridicolo. Vedi parole che suggeriscono immagini, immagini che portano a concetti, concetti che costruiscono pensieri, pensieri che producono parole (altre, con buona pace di Battisti e Mogol)
Sembrerebbe fin qui un complotto, devo starmene seduto qui perché là fuori c'è un brutto mondo, o la verità. A volte le due cose coincidono. Quando leggi vai più lento di un film (a meno che non sia uno di quegli adattamenti della Bibbia). Ho bisogno delle immagini, ho bisogno di vedere (tutto e subito), di scoprire cosa c'è davvero da vedere. Il libro sembra ricordarti continuamente quello che la polizia - mentendo - ti rivela al contrario, normalmente di fronte a “spettacolari” incidenti.
La vera immagine che ognuno si fa del libro tradotto e ridotto in film è falsificata, nessuna sa dire esattamente in che parte è stata tradita e trascurata la sua personale versione di “persona informata sui fatti”. Non c'è rimedio a un'arrabbiatura da lettore/detrattore. C'è una grossa delusione invece in un libro letto in seguito alla visione del film.
Un film (specialmente se doppiato) ti porta a conclusioni affrettate, non lascia porte aperte, tende a consolare e rassicurare, in quest'ordine.
Un libro fa discutere. Se è buono fa addirittura cambiare.
Se invece hai visto il film hai sviluppato anticorpi per quella malattia che si chiama “mettersi in discussione”, ceppo modificato del paziente zero che ha contratto in forma mortale la malattia per antonomasia: “il libero pensiero.”
Casablanca” dicevano che andrebbe visto attraverso una cortina di fumo.
E' qui che è il succo di tutta la vicenda. L'esperienza, o il modo più rapido per raggiungerla anche con l'autoinganno. Oppure la sua negazione (dell'esperienza): il racconto, la registrazione di esso e la sua interpretazione.
On The Road” mi è piaciuto perché torna indietro su questo percorso. Fa su la strada al contrario.
Il libro mette in contrasto Dean e Sal. Sal è spesso associato a kerouac, ecco lui si mette a seguire Dean ma non vive le sue esperienze, non del tutto, mai fino in fondo. Perché sta prendendo appunti mentali mentre accadono. Le filtra. Dean è la vita che scorre e “ha il senso del tempo”, come ripete spesso.
Un libro è spaziale, riempie la testa come la musica dello stereo fa con la tua camera. E' il film che genera il libro, è il suo futuro vissuto nel presente.





Di Umberto Pettazzoni

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