Ci sono nomi di persone che conosci fin
quando sei piccolo, ti giungono all'orecchio per forza, perché sono
stati pronunciati tante volte. E' la legge della statistica. E dentro
c'è Salinger. Salinger chi? Salinger lo scrittore. E Salinger è un
po' per tutti associato al romanzo “Il Giovane Holden”, o
all'americano “The Catcher in The Rye.”.
Holden Caulfield, il protagonista di
questo romanzo di formazione che ha segnato generazioni e generazioni
successive al secondo conflitto mondiale, è un sedicenne di uno
spigliatissimo senso critico, si dichiara ateo e ama comportarsi da
dodicenne.
L'uscita de “Il Giovane Holden” nel
1951 è stata una rivoluzione che non è mai finita, come se avesse
voluto accompagnare tutte le annate di generazioni fino a quelle di
oggi e quelle di domani allo spesso muro di ferro che segna la maturità. La
nausea che permea dalle caselle sociali dell'America del dopoguerra,
quello che noi chiamiamo “scazzo” giovanile nel senso più vero,
quello della “non rincorsa” ai soldi, quello della gioventù
svezzata dal ceto medio, critica, sognatrice, perennemente
insoddisfatta.
Milioni di persone da tutte le parti
del mondo si sono portate appresso questa “bibbia del giovane”,
questo opuscoletto dove far combaciare il vero vissuto con la
“santificazione” della carta.
Poi il silenzio, e nel silenzio l'ombra
di un uomo alto e magro da una sigaretta al minuto, un uomo che prima
di inventare Holden Caulfield ha dovuto far ritorno nei suoi Stati
Uniti dopo aver vissuto lo stupro mentale della Seconda Guerra
Mondiale. Poi il silenzio. Poi il trailer. Quest'anno. Dopo aver
tenuto segreto questo documentario per ben cinque anni ecco che
finalmente ne si annuncia l'uscita per il 6 settembre 2013. Philip
Seymour Hoffman,
Edward
Norton,
John
Cusack,
Danny
DeVito,
John
Guare,
Martin
Sheen,
David
Milch,
Robert
Towne,
nientemeno che Tom
Wolfe,
E.
L. Doctorow,
sono tutti i nomi di chi ha contribuito a dire la sua.
Il documentario tratta il mistero
dietro la scomparsa dell'autore dopo aver scritto uno dei libri più
letti al mondo. Il regista Shane Salerno ha messo insieme i tratti
biografici di Salinger insieme all'architettura del suo Holden, ne ha
riportato l'esigenza da parte della penna di risvegliare quei demoni
che gli sono entrati dentro dopo aver vissuto l'amarezza della
guerra. Il demone architetto della letteratura d'oro. Di come
“Salinger non volesse che nessuno si mettesse fra lui e i suoi
personaggi. Loro erano reali per lui che li muoveva sul palco come
Dio.” Di come delitti efferati del secolo scorso siano stati
consumati da mostri col suo libro sotto braccio, un po' l'idea di
come il demone abbia il potere di creare qualità e devastazione
insieme.
E poi, che il documentario ci dia la
possibilità di crederci o meno, la rampa verso l'alto, il mistero
che spiegato abbia il potere di riprodurne un altro ancora. In questo senso
i grandi studi di produzione americani, qui la Weinstein Company,
avranno probabilmente adottato l'uso vittorioso di una buona
sceneggiatura nel racconto dei fatti, mettendo su un prodotto che ha
ben poco da invidiare ad un thriller che si rispetti. O così per lo
meno si spera. Aspettiamo.
di Fabrizio Marciante
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