giovedì 5 settembre 2013

Un Giardino Per Esistere







Nel "Il giardino segreto" di Frances Hodgson Burnett, la decenne Mary Lennox - che non è mai stata cara a nessuno, neanche a se stessa - scopre il giardino segreto di Misselthwaite Manor, hortus conclusus dotato di un'anima propria, senziente, una sorta di Genius Loci, che desidera riavere un custode per rinascere. Ciò che la legherà al luogo, sarà il riconoscervi le sue stesse ferite: "Non è di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura" ( dal capitolo decimo). Specchiandosi in quella desolazione, sceglierà di agire per riportarlo alla vita e, nel farlo, guarirà se stessa.
Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di trovare un rifugio dove nascondersi/sottrarsi alle insidie del mondo, per rinnovarsi: uno spazio magico, in cui l'invisibile può acquisire energia buona per nutrire il visibile.
E questo luogo, il proprio posto nel mondo, si definisce attraverso i legami affettivi, con individui e per transazione con luoghi e oggetti.
Nessuno può esistere senza che qualcuno e/o qualcosa lo accolga in sé. Dandogli un'identità, che solo attraverso il confronto (vedi gli studi sull'attività dei neuroni specchio) con l'esterno, con l'altro, può essere connotata.
Martin Heidegger asseriva che la cura è la struttura fondamentale dell'esistenza, da cui deriva che essere nel mondo, per l'uomo, significa prendersi cura delle cose e aver cura degli altri. Fare/dare per essere.
Il primo giardino bisognoso di cure è la nostra anima. In cui bisognerebbe costantemente ripetere Timshel- Tu Puoi, per rinfrancarla dai fallimenti e spingerla a proseguire nella quotidiana lotta contro le avversità. La via è aperta solo per chi è capace di credere e di combattere.





Viviamo in tempi interessanti... Ma "si può uscire da qualsiasi luogo se si è capaci di cambiare sogno" (da "Lo specchio nello specchio" di Michael Ende) e, immaginare un futuro di vittoria, è già ipotecarne la  possibilità evadendo dai propri limiti momentanei.
E ciò "che non è voluto difficilmente prospera" (dal capitolo quindicesimo de "Il giardino segreto").
Il secondo giardino è, senza restrizioni inattuali, un topocosmo. La Terra intera, di cui la razza umana dovrebbe essere responsabile custode.
E' questione attuale il tentativo di sviluppare un giardinaggio di riparazione, ma vi sono infiniti ostacoli per la sua attuazione internazionale, nonostante la diffusa consapevolezza dei rischi derivanti dall'inquinamento ambientale e dalla distruzione dei suoi polmoni verdi.
Esistono infatti enormi fasce di popolazione mondiale a cui è preclusa la possibilità di non nuocere all'ecosistema.
Nell'Africa Sub - Sahariana a causa del "land grabbling" ossia dell'accorpamento delle terre da parte di Stati esteri e di multinazionali (che hanno generato anche l'inferno di Agbogbloshie in Ghana, discarica a cielo aperto di rifiuti elettronici dell'Occidente), impedisce gli investimenti delle comunità e dei piccoli imprenditori agricoli (il 70% dei coltivatori è donna), che non riescono a produrre neanche il necessario per la propria sussistenza.
In America Latina ( ma la piaga si sta diffondendo anche in Europa, in Australia e in India) si dibattono tra casi di bioterrorismo - con un'esplicita accusa spiccata contro la multinazionale USA, di semenze OGM, Monsanto - veicolati dalla farfallina Helicoverpa armigera, ed epidemie fungine che falcidiano i raccolti senza che i contadini, privi di mezzi economici, possano opporvisi.
L'umanità si divide tra coloro che possono permettersi di sviluppare una vita eco-sostenibile (con tanto di abitazioni passive, interamente autosufficienti) e le moltitudini che affrontano inferni in terra e indigenza. Per gli sventurati l'alimentazione bio certificata, i giardini alimentari, etc. etc. sono soltanto lussi inarrivabili. Anche nella ricca Europa. Anche a Cagliari.
La battaglia per rendere accessibili a tutti i beni di prima necessità appare altrettanto chimerica.
E non soltanto per le azioni politiche e finanziarie di un ordine coeso di speculatori senza scrupoli che pilota il mercato e i focolai di guerra...
E' sostenibile la teoria di una trasformazione che consenta a ben oltre sei miliardi di umani e un numero imprecisato di altre forme viventi la sopravvivenza senza selezione naturale? Un solo pianeta, un solo topocosmo che non possiederà mai risorse infinite.
Ipotizzando la creazione di un iper stato internazionale che imponga la ridistribuzione dei beni, l'uso esclusivo di fonti energetiche Green, la pace universale e il benessere condiviso: come contenere natalità e fabbisogno procapite?
Colonizzando altri mondi? Ipotizzando sterilizzazioni di massa tra umani e altri animali? Eliminando individui sorteggiati?
Salvo che catastrofi naturali, epidemie, asteroidi in collisione o guerre mondiali non provvedano all'eradicazione del problema a breve...
Forse è meglio non pensare in una prospettiva di lungo periodo...
E limitarci a fare ciò che possiamo, nel nostro micro-mondo quotidiano, per contribuire alla sopravvivenza del giardino.
Chiunque può agire per "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio" (da "Le città invisibili" di Italo Calvino), preservando almeno il giardino interiore, la capacità di restare vivi, autenticamente." 


di Rossana Corti

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